Il 5 dicembre 2022, alcuni membri del RAB hanno effettuato un secondo sopralluogo nel cantiere della BioPiattaforma di Sesto San Giovanni. In questa occasione, il sopralluogo ha riguardato l’impianto dedicato alla sola linea FORSU, oggi in fase di completamento e di collaudo delle prime aree, quali zona avanfossa/fossa e pretrattamenti. L’impianto sta ricevendo e trattando i primi carichi di rifiuti umidi: un camion a settimana dai comuni di Sesto San Giovanni, Cinisello e Segrate. L’ultimazione dei lavori della linea FORSU prevede il test dell’immissione in rete UNARETI del biometano prodotto dalla digestione dei rifiuti umidi. Tale attività è prevista per marzo 2023, questa sancirà l’operatività completa della linea Forsu.
Sono già stati collocati 3 nasi elettronici, altri 2 saranno aggiunti in seguito.
La linea FANGHI è ancora in fase di costruzione. La facciata esterna (quinte sceniche) e la copertura (vela) che avvolgerà entrambe le linee sarà montata per ultima, a completamento di tutte le opere civili, elettriche ed elettromeccaniche.
Primo step: avanfossa/fossa (ricezione rifiuti)
Si entra nel capannone dell’avanfossa dove entreranno i camion per scaricare i rifiuti. Questa zona sarà chiusa da entrambi i lati da portoni che la sigillano rispetto all’esterno. Sono già stati montati i portoni interni che sigillano la fossa. Devono essere aggiunti i portoni che sigillano l’avanfossa rispetto all’esterno. La fossa è in depressione, poiché l’aria all’interno della stessa deve essere aspirata da un ventilatore che la indirizza a uno scrubber e a un successivo biofiltro per il suo trattamento prima dell’emissione in atmosfera. Il biofiltro è collocato infatti sul tetto dell’avanfossa.
Secondo step: pretrattamenti e biodigestori
Il rifiuto umido viene recuperato dalla fossa mediante un carroponte con benna che lo indirizza alla fase di pretrattamento.
C’è una prima fase meccanica di apertura dei sacchetti e una successiva fase di triturazione e vaglio del rifiuto; questa fase consente di separare la frazione pesante – es. vetro, sabbia, gusci, conchiglie – dalla frazione leggera, es. plastiche, sacchetti (il sovvallo). Una calamita presente sul nastro trasportatore che alimenta le biospremitrici permette di estrarre le parti metalliche che sono finite per errore dentro il rifiuto umido.
Questi sono i due tipi di scarti che vanno a recupero/smaltimento.
Una volta selezionato e sciolto, il materiale va alle biospremitrici. Le due biospremitrici (bussolotti rossi) sono il cuore del processo: creano la polpa, il frullato che verrà mandato prima nella vasca di precarico centrale detta anche omogenizzazione e poi alimenterà i due digestori primari termofili. Prima di essere indirizzata a tale vasca, la polpa subisce anche un trattamento di dissabbiatura per eliminare la presenza di altri eventuali materiali grossolani.
Nei digestori termofili i batteri degradano l’umido ad una temperatura di 55°C e lo trasformano in biogas.
Il tutto passerà nel digestore secondario per completare il fenomeno di degradazione, dove ci sarà anche la cupola gasometrica che raccoglie il biogas (due terzi metano e un terzo CO2) che finirà nella sezione di upgrading, cioè di purificazione e trasformazione in biometano. La parte restante della polpa, chiamata anche digestato liquido, ritorna indietro per la fase di disidratazione. In alto si vede un altro macchinario è la vite di Archimede, o pressa a vite, per pressare ulteriormente il digestato e strizzarlo (per eliminare il contenuto d’acqua al suo interno). Successivamente ci sono le centrifughe che hanno il compito di separare ulteriormente la parte liquida dalla parte solida per produrre il digestato solido, che avrà l’aspetto di un terriccio e che andrà a un impianto esterno di compostaggio. La frazione liquida separata sarà trattata dal depuratore con trattamento dedicato chiamato SBR; anche se rappresenta solo l’1%, si tratta di un liquido molto concentrato che necessita di un pre-trattamento prima della sua immissione al depuratore.
Terzo step: upgrading e immissione biometano in rete
Il biogas prodotto durante la fermentazione dei rifiuti viene purificato e trasformato in biometano. È la fase di upgrading. Questa si compone di due trattamenti: la filtrazione a carboni attivi e la purificazione mediante membrane (una sorta di spaghetti cavi dei bucatini). La stazione di desolforazione è un affinamento con carboni attivi (bussolotti grigi), mentre la filtrazione mediante membrane serve a separare la CO2 dal biogas trasformandolo in biometano con una percentuale del 96% di metano al suo interno.
La CO2 è biogenica, quindi non fossile, e viene immessa in atmosfera. Il trattamento criogenico necessario per recuperarla, vista la taglia dell’impianto, non è ancora sostenibile.